… divertendosi con quel meraviglioso gioco che è il teatro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Shakespeare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Alberto Dall'Abaco

 

Shakespeare tra immaginazione e creatività

 

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Nel suo libro “Il lavoro dell’attore” Stanislavskij, attore, regista e teorico teatrale russo (ideatore del metodo di lavoro per attori che da lui prende il nome: metodo Stanislavskij) scriveva: “In questo lavoro [dell’attore] la nostra migliore alleata è l’immaginazione... essa non solo completa ciò che è lasciato in sospeso dall’autore, dal regista e dagli altri, ma anima il lavoro di chiunque collabori a uno spettacolo. Un’immaginazione forte e vivace è indispensabile a un attore in ogni momento del suo lavoro e della sua vita in scena, sia quando studia, sia quando recita una parte”.
Aggiunge poi Stanislavskij che attraverso l’immaginazione l’attore possiede una creatività propria, personale, tutta sua.

Quest’anno è partito il corso di recitazione e le due parole che riempivano la lavagna erano appunto immaginazione e creatività al fine di averle sempre presenti e visibili perché sono state la guida del nostro percorso.
Il testo su cui abbiamo iniziato a lavorare è l’Amleto di Shakespeare.
Amleto è un nome che un po’ tutti abbiamo sentito almeno una volta nella vita.
Ma anche a chi l’Amleto lo aveva letto o visto in teatro o anche in televisione, la lettura ha riservato sorprese e nuove scoperte.
Ed infatti una delle bellezze nel cimentarsi in un testo al fine di rappresentarlo è che nel leggerlo, rileggerlo, approfondirlo, provare a recitare si scopre qualcosa di nuovo, anche solo un dettaglio prima di allora mai notato.
Ma noi il testo lo abbiamo affrontato come un gruppo di teatranti: dapprima lo abbiamo seguito e letto pedissequamente, lasciandoci trasportare dal linguaggio di Shakespeare, per poi giocarci e farlo nostro.
Difatti, attorialmente, un testo va usato ma mai abusato.
Il compito dell’attore è cogliere la sostanza del testo, della battuta per poi restituirla e porgerla allo spettatore in tutta la sua pienezza.
La parte in cui immaginazione e creatività ci sono servite di più è stata nella creazione dei personaggi.
Ci sono molti modi, i più svariati, per generare un personaggio.
In certi casi le sue peculiarità possono essere indicate dallo stesso autore del testo (età, caratteristiche fisiche, modo di comportarsi ecc.); a volte un personaggio, prendiamo appunto il caso di Amleto, ha delle connotazioni “storiche” dalle quali è difficile prescindere; ci sono poi le indicazioni del regista che possono essere più o meno vincolanti a seconda sia del tipo di regista sia della scelta della messa in scena, e altri modi ...
Ma un attore che si appresta a interpretare un personaggio da cosa può partire in questo compito delicato di far diventare delle parole scritte un essere vivente a 360°?
Noi siamo partiti inizialmente dal testo: abbiamo scorso le battute, abbiamo fatto emergere le caratteristiche da ciò che accadeva nella storia, abbiamo ricavato dati e notizie da come un personaggio parla di sé o da come gli altri personaggi parlano di lui. Questo è un modo di approcciarsi ai personaggi molto fedele al testo, evitando di eccedere nelle interpretazioni o mettere caratteristiche poco coerenti con la vicenda e con le relazioni tra i personaggi.
E quindi? Dove entrano in gioco immaginazione e creatività?
Nello spazio personale dell’attore.
Anche quando l’autore ha già detto la sua, il regista ha dettato le sue indicazioni e le battute hanno fatto emergere varie caratteristiche, c’è ancora uno spazio per l’attore, tutto suo, dove proprio l’immaginazione che ha lasciato libera nella lettura del testo e la sua creatività possono finalmente venire fuori e trovare elementi da conferire al personaggio il più delle volte originali.
Ognuno, mentre legge una storia comincia già a mettere del suo.
Lasciare libera l’immaginazione creativa (mettendo assieme le nostre due parole), anche grazie al metodo dell’improvvisazione, significa dare libertà a una nostra parte fondamentale che necessita di esprimersi.

In questo modo si riesce a dare a un’opera così famosa e conosciuta una veste nuova rendendo Shakespeare più attuale e vicino a noi e, non ultimo, divertendosi con quel meraviglioso gioco che è il teatro.